La percentuale di alcol nelle birre artigianali, comunemente indicata come titolo alcolometrico volumico o ABV (Alcohol By Volume), è un elemento essenziale che ogni etichetta deve mostrare. Questo valore, spesso descritto come “forza alcolica”, riflette la quantità di etanolo presente nel prodotto finito, offrendo agli appassionati un’idea immediata della potenza della birra.
Parallelamente al grado alcolico, troviamo il grado PLATO, una misura meno frequentemente indicata sull’etichetta, ma altrettanto importante. Questo indice misura la densità del mosto prima della fermentazione, basandosi sulla quantità di estratto secco, prevalentemente zuccheri, presente. Ad esempio, un mosto con un grado PLATO di 12 contiene circa 120 grammi di estratto secco per litro. Questo valore è intimamente legato al grado alcolico, poiché l’estratto secco include non solo zuccheri ma anche proteine, sali minerali e altri composti che contribuiscono alla struttura e al corpo della birra.
La densità del mosto è spesso chiamata “gravità” nel gergo birrario. Si distingue tra OG (Original Gravity), che è la gravità del mosto prima della fermentazione, e FG (Final Gravity), la densità della birra una volta finita. La formula per calcolare l’ABV, assumendo che la birra non subisca rifermentazione, è la seguente:
(OG – FG) / 7.5
Per esempio, una birra con OG = 1070 e FG = 1018 avrà un ABV di:
(1070 – 1018) / 7.5 = 6.93
Questo risultato verrà arrotondato a 7.0% sull’etichetta. Nel caso di birre rifermentate, il valore ABV può essere leggermente superiore a causa dell’alcol prodotto durante la rifermentazione.
In Italia, le birre vengono classificate in base al loro titolo alcolometrico e grado PLATO in cinque categorie:
Analcolica: PLATO° tra 3 e 8, e titolo alcolometrico fino a 1.2%
Light o Leggera: PLATO° tra 5 e 10.5, e titolo alcolometrico tra 1.2% e 3.5%
Birra (standard): PLATO° tra 10.5 e 12.5, e titolo alcolometrico oltre 3.5%
Birra speciale: PLATO° tra 12.5 e 14.5, e titolo alcolometrico oltre 3.5%
Doppio malto: PLATO° oltre 14.5, e titolo alcolometrico oltre 3.5%
Molti non sanno che la definizione di “birra doppio malto” è una classificazione fiscale italiana, che non necessariamente indica una qualità superiore, ma piuttosto una maggiore imposizione fiscale. È comune in Italia, ma il termine “doppio malto” non ha significato al di fuori del territorio nazionale. Nonostante ciò, il termine è spesso usato nei pub e dalle birrerie come tecnica di marketing, sfruttando la percezione errata che il consumatore medio ha del “doppio malto”, associandolo erroneamente a un prodotto di maggiore pregio e, quindi, a un prezzo più elevato.
Questo articolo mira a chiarire questi aspetti, offrendo agli appassionati una guida per comprendere meglio le etichette delle loro birre preferite e valutare ciò che stanno bevendo con maggiore consapevolezza.
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